LOTTA ALLA PROSTITUZIONE, IL SINDACO CI RIPROVA CON L’ORDINANZA ANTILUCCIOLE
Lotta all’”occupazione militare della prostituzione anche in pieno giorno di quelle parti della città dove vivono le famiglie dei riminesi e dove arrivano le famiglie dei turisti, davanti ai bambini”. Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi torna all’attacco con la sua ordinanza antilucciole bocciata dalla Procura a fine febbraio perché un sindaco può sì intervenire per il rispetto “dell’incolumità pubblica e sicurezza urbana” ma altrettanto non può fare per la tutela “dell’ordine e della sicurezza pubblica” (di competenza dello Stato). Una ordinanza “contingibile e urgente” e anche per questo bocciata perché secondo il procuratore sindaco non ha il potere di trasformare in reato per un periodo limitato di tempo una condotta che la legge italiana considera un illecito amministrativo.
Cosa è cambiato rispetto a febbraio? Diverse cose. Da un lato il fenomeno è cresciuto come anche il livello di “esasperazione dei cittadini che vengono da noi a chiedere di fare qualcosa”. Dall’altro è cambiato il fatto che gli uffici del comune, adesso, stanno lavorando per “affinare” quella stessa ordinanza. Anche un’altra cosa è cambiata. “Adesso c’è convergenza di volontà tra sindaco, polizia e tribunale”, dice il presidente della Provincia Stefano Vitali. “C’è una condivisione di analisi e la consapevolezza che il fenomeno può effettivamente generare reato”.
Il problema allo stato attuale è la mancanza di strumenti perché da quando, per esempio, i paesi dell'Est sono diventati comunitari misure come il foglio di via hanno perso efficacia. Strumenti come potrebbe essere per esempio proprio l'ordinanza in lavorazione contro quel fenomeno che continua ad affermarsi anche a Rimini come “racket gestito dalla criminalità”.
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